Quello che mangiamo può cambiare il mondo: questo è il punto di partenza, la chiave di lettura dell’ultimo libro di Eliana Liotta, intitolato “Il cibo che ci salverà”, pubblicato con La nave di Teseo nel 2022.
Ma com’è possibile che esista un legame tra il nostro pranzo e le temperature record dell’estate in Sicilia, o l’alluvione a Senigallia lo scorso settembre, o gli incendi che solo nel nostro Paese, nell’anno precedente, sono aumentati del 170%?
La risposta è semplice, nella sua complessità: il nostro sistema alimentare si è rivelato una delle principali fonti di emissioni globali di gas serra. Secondo uno studio del 2018 pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, la produzione di alimenti rappresenta il 26% delle emissioni mondiali di gas serra, a cui dovrebbe essere aggiunto un ulteriore 10% di emissioni legate alla deforestazione causata dalla produzione di alimenti. Questo significa che il sistema alimentare contribuisce per oltre un terzo alleemissioni globali di gas serra1.
Ma quello tra cibo e ambiente è un legame a doppio senso: uno studio del 2020 condotto dal Food Climate Research Network e dal Chatham House ha evidenziato che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia sempre più grande per la sicurezza alimentare globale2. Secondo questo studio, infatti, la produzione di cibo è vulnerabile ai cambiamenti climatici, che possono provocare una diminuzione dei rendimenti delle colture, l’aumento di fenomeni meteorologici estremi e la riduzione di disponibilità di acqua, fenomeni che sono già in atto nel nostro Paese, nella Pianura Padana.